Crypto-Arte: la blockchain aiuta il mondo dell’arte digitale
04/05/2021
Un fenomeno nuovo e dirompente quello delle opere in pixel, che alimenta case d’asta e collezionismo a colpi di milioni di dollari. E di Ether.
Olio su tela o Pixel? Questo è il dilemma Lo scorso marzo si è conclusa da Christie’s l'asta che rimarrà nella storia: si tratta della vendita di Everydays: the first 5000 days dell’artista Beeple (vero nome Michael Winkelmann). Fino ad allora l’arte digitale viveva in un mondo a parte rispetto all’arte tradizionale. Per la prima volta nella storia, un’opera digitale entra in un’asta vera e propria: con una base d’asta di 100 dollari (!), è stata venduta a 69,3 milioni di dollari (l’acquirente, Vignesh Sundaresan, imprenditore indiano di cripto-finanza, li ha pagati con la criptomoneta Ethereum). L’autore diventa il terzo artista vivente più quotato dopo Jeff Koons e David Hockney. Per distinguere Everydays da qualsiasi altri copia, l’opera digitale è stata identificata con un codice NFT (non fugible token), un certificato elettronico con un codice criptato e la firma dell’artista che ne attesta la proprietà e l’autorialità. All’interno del mondo degli NFT, ci sono due standard: il primo è il LRC721, che rende l’opera unica e acquistabile da un solo acquirente; il secondo, il LRC1155 permette più contratti legati alla stessa opera, quindi con più acquirenti, con un numero certificato di codici, un po’ come accade per le fotografie, vendute a tiratura limitata, di cui sappiamo per esempio che la copia da noi acquistata è la 15/100. Everydays:the first 5000 days è un collage di 5000 immagini digitali, ognuna di esse realizzata da Winkelmann negli ultimi 13 anni, una al giorno. Apparentemente una macchia indistinta di pixel, è un mosaico di immagini spesso fantasy, punk e cyber pop, alcune legate alla realtà e di tono satirico (ce ne sono molte per esempio con Donald Trump e Jeff Bezos). Solo le prime immagini sono disegnate a mano, mentre la maggior parte sono prodotte con il computer. Beeple non è nuovo alla cripto-arte e in generale al mondo artistico: su Nifty Gateway aveva realizzato 6 milioni di dollari con un video anti-Trump, Crossroads e da anni collabora nel campo musicale per la creazione di immagini per musicisti, cantanti e alta moda (un nome tra tutti, quello di Luis Vuitton). Sul suo sito tutte le sue opere e tutte le 5.000 immagini che compongono Everydays. Qualcuno dirà: ma questa non è arte. Forse. Ma non si diceva la stessa cosa delle opere di Picasso e, ancora più in là nel tempo, di Masaccio, solo per fare qualche nome?
Qualche settimana fa, ad un’asta a Madrid, stava per essere venduta l'opera di un autore anonimo con un base d’asta di poche migliaia di euro. Un attento esperto d’arte ha riconosciuto il tocco di Caravaggio e l’opera è stata ritirata per essere studiata, restaurata e messa al sicuro in un museo pubblico.
Oltre alla firma autografa, le opere d’arte vengono riconosciute per lo stile, i colori e per tanti altri elementi unici. Ma anche la crypto-arte ha le sue regole e un’immagine su schermo, ripetibile e condivisa da chiunque, apparentemente priva di valore, può invece essere acquistata a cifre astronomiche. Emersa come un genere di nicchia nel 2010, è esplosa a marzo 2020 in concomitanza con lo scoppio della pandemia.Everydays, l’NFT venduto da Christie’s per 69 milioni di dollari
Beeple e gli altri artististi non-digital
Molti artisti contemporanei “tradizionali” si stanno avvicinando al mondo della crypto-arte: Damian Hirst e Ai Weiwei hanno collaborato a un progetto sulle blockchain; in Italia Matteo Basilé sta lavorando ad un progetto di opere in NFT aggiornabili in connessione.